Giovanni Covone, astrofisico e professore presso l’Università Federico II di Napoli, è stato uno degli ospiti dell’ultima edizione del Festival della Scienza di Genova.
Si interessa dello studio dei pianeti extrasolari, di astrobiologia e di cosmologia, ma la comunicazione delle idee scientifiche è l’altra sua passione: è autore infatti di Altre terre. Viaggio alla scoperta dei pianeti extrasolari (Harper Collins, 2023), vincitore della nona edizione del Premio Asimov.
Lo abbiamo incontrato a Genova e nell’intervista che potete ascoltare qui, abbiamo commentato anche il progetto Star Bottle, che il 21 dicembre prepara il suo prossimo lancio di messaggi verso tre nuove destinazioni nello spazio.
Le chance di successo sono piccole, però vale la pena investire una parte delle nostre risorse in questa direzione, per ascoltare messaggi che possono provenire dalle stelle? Al di là dell’aspetto simbolico, ha senso provare a urlare che noi non vogliamo essere soli?
“Sì, certamente. Il primo valore da non trascurare è quello simbolico, quello di provare a comunicare con l’universo o con qualcuno che ci ascolti.
Poi mai dire mai. Voglio dire: il progetto SETI, di cui il vostro progetto può ricalcare la sua lunghissima tradizione, ci dice che le chance di successo sono piccole, però vale la pena provare, vale la pena investire una parte delle nostre risorse in questa direzione per ascoltare messaggi che possono provenire dalle stelle, o inviarli”.